(AGI) – Roma, 14 dic. – (di Giuseppe De Lucia Lumeno*)
In questi giorni la stampa non fa che parlare, quasi sempre a sproposito, di Banche Popolari, giocando, piu’ o meno consapevolmente, su un equivoco di fondo che e’ bene chiarire una volta per tutte: delle quattro banche oggetto del decreto ‘salvabanche’ soltanto una, Banca Etruria, e’ una Banca Popolare. Le altre tre, Banca Marche, CariChieti e Cassa Ferrara, hanno diversa forma giuridica, trattandosi di societa’ per azioni ed ex casse di risparmio che nulla hanno a che fare con la governance cooperativa delle banche popolari.
Governance che, come gia’ in passato, continua ad assicurare risultati positivi come testimoniato anche dai dati piu’ recenti che registrano un aumento delle quote di mercato, sia della raccolta che degli impieghi, saliti entrambi dal 22% al 26%. Un impegno, quello manifestato dal Credito Popolare apprezzato da un numero crescente di soci e di clienti, anche questi aumentati di 200.000 e di un milione e mezzo di unita’, arrivando i primi a 1,4 milioni e i secondi a 12,3 milioni.
Dall’inizio della crisi, nel 2008, le Banche Popolari hanno dunque continuato a sostenere i territori e le realta’ produttive locali rappresentando i principali interlocutori creditizi anche durante la recessione. Gli indici di patrimonializzazione delle Popolari, inoltre, non temono confronti: il dato medio del Core Tier 1 ratio delle Banche Popolari Cooperative e’ pari al 15% a fronte del 7% richiesto dalla normativa prudenziale europea mentre il Total capital ratio e’ pari al 16% contro il 10,5% richiesto dalla normativa europea.
Non si comprende allora come mai quando si parla dei quattro salvataggi, peraltro realizzati esclusivamente a spese ed a carico del sistema bancario, si concentri ossessivamente l’attenzione solo su Banca Etruria, considerato anche che le altre tre banche coinvolte sono tutte di dimensioni pressoche’ analoghe. Che si tratti di una strumentalizzazione politica e non certo di un ragionamento che risponda a logiche economiche o giuridiche, piu’ che un dubbio e’ una certezza. L’enfasi con cui ci si concentra volutamente solo sulla Popolare dell’Etruria e’ chiaramente volta a delegittimare l’azione di uno dei Ministri dell’attuale Governo: Maria Elena Boschi.
Del resto, ben altri sarebbero i motivi di doglianza nei confronti del Governo, a cominciare, per quanto concerne la gestione delle crisi bancarie, dalla mancata convinta difesa da parte dei nostri esponenti dell’intervento del Fondo di Tutela dei Depositi assimilato ingiustificatamente ed infondatamente da Bruxelles ad aiuti di Stato. E’ dunque, semmai, per l’atteggiamento debole e scarsamente incisivo nei confronti della Commissione e dei tecnocrati europei che il Governo puo’ essere censurato e, non, certamente, su un inesistente conflitto di interessi del Ministro Boschi.
Fino a qualche giorno fa la stessa era osannata dai media, non solo italiani, e le venivano riconosciuti tanti e tali meriti da lasciare imbarazzati. Nel giro di qualche giorno il vento e’ cambiato. Oggi, a causa dei suoi familiari, si dice tutto il contrario. Come e’ risaputo, le responsabilita’, e non solo quelle penali, sono sempre personali: “le colpe dei padri” non possono ricadere sui figli. A questo proposito la giustizia, sempre che qualcuno abbia sbagliato, fara’ il suo corso e penso sara’ inesorabile con chi ha commesso degli errori. Relativamente al Ministro, ella andra’ giudicata per quanto ha fatto e quanto fara’. Sempre sui giornali, quando Maria Elena Boschi era “di moda” qualcuno l’ha definita una Ministro “tosta”. Dimostrera’ veramente di esserlo se continuera’ a lavorare seriamente, con intelligenza e al servizio del Paese. (AGI)
* Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari