EDITORIALE
Quello che si conclude è stato un anno importante per il Credito popolare che può vantare al proprio attivo un bilancio più che positivo con concrete prospettive di consolidamento, ulteriore crescita e radicamento per il futuro. 54 banche associate, 186 società strumentali e 256 corrispondenti; circa 4.000 sportelli – con 500.000 soci e oltre 6 milioni di clienti – raccolgono risorse e risparmi per 200 miliardi di euro ed erogano finanziamenti alla clientela per 180 miliardi di euro. Questa è la fotografia delle Banche popolari e del territorio rappresentate da Assopopolari. Una fotografia da guardare congiuntamente alla tendenza di giugno 2019 che mostra la crescita degli impieghi dell’1,0%, con + 1,0 del credito alle imprese e + 1,7 alle famiglie. La politica di riduzione delle partite problematiche sta dando frutti concreti con la riduzione del 50% in un anno e l’aumento dei depositi che viaggia su un + 4%. I dati più recenti, quelli di settembre, rafforzano questo andamento prevedendo una crescita dell’1,6% degli impieghi, del 4,8% dei depositi e un flusso di nuovi finanziamenti alle PMI e alle famiglie per nuovi mutui pari rispettivamente a 18 e a 10 miliardi di euro. Sono risultati che trovano, ancora una volta, motivazione nell’aver scelto di concentrare la propria attività sullo sviluppo e sul sostegno dell’economia reale, in particolare dell’imprenditoria di dimensioni più contenute, con l’effetto, non secondario, di rafforzare la coesione sociale delle comunità attraverso prestiti alle famiglie per il consumo e l’accensione di nuovi mutui abitativi. Inoltre, oggi, le Banche popolari possono vantare requisiti patrimoniali superiori al minimo richiesto dalla Banca Centrale Europea a livello prudenziale. Guardando i dati del prodotto interno lordo nazionale che si attesta su livelli inferiori a quelli precedenti gli anni della recessione e della stagnazione, i risultati del Credito popolare hanno un peso specifico ancora maggiore. Così come appaiono ancora più significativi se letti nel quadro dei pesanti e numerosi vincoli di carattere normativo che si sono succeduti a pioggia nel corso degli anni e che, non tenendo adeguatamente conto del principio di proporzionalità, hanno rischiato di condizionare negativamente la loro opera e quella di tutti gli intermediari creditizi che hanno mostrato una maggiore propensione verso l’economia reale e le piccole e medie imprese piuttosto che verso i mercati finanziari, al contrario di quanto fatto da diversi player finanziari.
Nel 2019 la collaborazione fra le Banche popolari, avviata da circa due anni con la costituzione della Società “Luigi Luzzatti”, ha compiuto notevoli passi avanti e si è fatta più stretta e solidale. L’obiettivo è quello di raggiungere un miglioramento sostanziale e costante dei ratios patrimoniali insieme a una solidità strutturale dei conti, indispensabili condizioni per una sana operatività in un mercato creditizio interno a un quadro regolamentare in continua evoluzione. Al sistema bancario sono richiesti adeguamenti definiti e immediati e le Popolari rispondono facendo ricorso alla propria principale e più efficace caratteristica: la vocazione costituente alla cooperazione e alla collaborazione. Gli obiettivi richiesti di efficienza e funzionalità per il Credito popolare sono raggiungibili attraverso un percorso unitario di collaborazione progettuale. Da qui la scelta, due anni fa, di costituire la “Luzzatti” che al suo attivo ha obiettivi concreti già raggiunti e consolidati con tre operazioni di cartolarizzazione per un valore di circa 3,5 miliardi di euro (“Pop NPL Gacs 2018”, “Pop NPL Gacs 2019”, “Performing 2019 GBV) e una cessione di crediti (“GBV UTP De-risking UTP Popolari 2019”) per un importo tra i 400 milioni e 1,1 miliardi di euro, in corso di definizione. Con la recente delibera del suo ultimo C.d.A., la “Luzzatti” – evoluta in un più compatibile assetto di S.C.p.A. – prosegue in maniera decisa in questa direzione. Il Consiglio di amministrazione ha dato via libera a un “Patto di collaborazione”, un percorso operativo comune con cantieri operativi strategicamente prioritari. Parliamo di gestione dei Non Performing Loans attraverso strumenti per valutazione portafogli & NPE strategy; creazione di una work out unit; realizzazione di un fondo per il rifinanziamento delle esposizioni UTP; costituzione di una ReoCo per promozione aste immobiliari. E ancora: implementazione di una Shared Service Company attiva su temi regolamentari, fiscali, contabili; Fintech ed evoluzione tecnologica; costituzione di un fondo di sostegno per agevolare la liquidabilità dei titoli. Il passo è decisivo e segna per le Popolari consorziate, una realtà rilevante, articolata e diffusa sui territori del nostro Paese (oltre 1.100 dipendenze, una provvista di 36 miliardi di euro, crediti a famiglie e imprese per circa 32 miliardi e oltre 20 miliardi di patrimonio), la costituzione di solide basi per affrontare, in maniera concreta, le sfide che il mercato e l’economia del futuro hanno già reso evidenti. Tutto questo è possibile grazie alla scelta di collaborazione reciproca fatta da queste banche che mantengono la propria autonomia e, soprattutto, valorizzano i comuni valori del sostegno delle economie locali, dello sviluppo del territorio e della crescita delle comunità di riferimento.
La certezza dell’utilità del Credito popolare per l’economia e delle sue prospettive future trova conferma quale realtà non circoscrivibile all’interno dei confini del Paese, ma sistema che opera all’interno di un vasto movimento di carattere globale quale è quello della Cooperazione bancaria. Un fenomeno mondiale in crescita e sempre più ampio che, pur declinandosi in diversi modi a seconda della collocazione geografica – dalle Credit union alle Banche popolari, alle Shinkin banks giapponesi – è caratterizzato dal comune denominatore della matrice cooperativa e della partecipazione del corpo sociale alla vita e all’attività delle banche stesse. Oltre 200.000 gli istituti, 430 milioni i soci, 730 milioni i clienti, 9.000 miliardi di euro di raccolta e 7.000 miliardi di euro di impieghi, dopo la recessione prodotta dalla crisi economica e finanziaria del 2007, il sistema ha registrato numerosi successi e un’ascesa costante e continua, come risulta anche dai dati relativi alle Credit Unions, il cui numero è salito da 49.000 nel 2009 a 89.000 nel 2017. Malgrado il progresso tecnologico stia rapidamente mutando il concetto di banca e allo stesso tempo il modo in cui la clientela può interagire con il proprio istituto di credito, questi dati dimostrano come il radicamento territoriale, i programmi e, soprattutto, una visione improntata a uno sviluppo durevole e sostenibile, siano alla base della diffusione della Cooperazione bancaria e come ciò sia possibile solo attraverso il coinvolgimento diretto di tutti gli stakeholders ai progetti e alle attività della banca. Un risultato reso possibile proprio dalla matrice cooperativa e da una lunga storia di partecipazione. Alla luce della centralità economica che la Cooperazione bancaria occupa a livello globale, l’Associazione ha programmato, organizzato e in parte realizzato una serie di attività di carattere internazionale attraverso la realizzazione di diverse pubblicazioni e incontri con esponenti del credito cooperativo dei diversi continenti a partire da quello asiatico. Gli studi già pubblicati riguardano l’Asia con particolari approfondimenti su Cina, Giappone, Corea del Sud e India, e Australia e Nuova Zelanda. L’obiettivo è quello di valorizzare il sistema del credito ai territori, sensibilizzando, ad esempio, all’applicazione concreta del principio di proporzionalità di cui da troppo tempo, soprattutto in Europa, si parla inutilmente mentre si continuano a favorire politiche omologanti che puntano al rafforzamento delle banche universali e di maggiori dimensioni con esiti più che discutibili. L’esempio che arriva dal mondo all’Italia, all’interno di un mercato bancario europeo unificato e alla luce dei risultati manifestati ovunque, induce anche i più scettici a guardare alla Cooperazione bancaria con favore per il ruolo che essa svolge all’interno del contesto economico e sociale. Il principio di sussidiarietà che caratterizza questo modo di “fare banca” garantisce quella responsabilità sociale d’impresa che è intrinsecamente parte integrante dell’agire quotidiano e non semplice ricerca di qualcosa dettata dalle esigenze del momento. Sviluppare politiche che possano favorire a livello nazionale gli istituti della Cooperazione bancaria in modo da poter essere, ancora di più, di supporto all’economia reale, è un passaggio obbligato per promuovere la ripresa economica nel Paese, una ripresa che, come dimostrano i dati a livello globale, vede già il contributo essenziale delle banche locali. Avere consapevolezza di tutto ciò rappresenta un buon punto di partenza per guardare con maggiore ottimismo e fiducia al futuro del tessuto produttivo.
I prossimi anni vedranno l’Associazione continuare la propria attività lungo questo sentiero ben definito e che sta portando i frutti perseguiti. All’attività istituzionale corrente si aggiungeranno iniziative in tema economico-finanziario articolate in quattro macro-argomenti. Europa, banche, digitalizzazione e produttività, per un approfondimento sui processi di digitalizzazione, sui ritardi e sull’evoluzione dei modelli di intermediazione e di prossimità ai territori; le provocazioni e le sfide dall’ultimo Global Banking Annual Review 2019 sull’evoluzione dei modelli di intermediazione e le possibili scelte strategiche in campo; il problema della crescita economica, in periodi di tassi negativi e alla luce dell’andamento dell’economia reale negli ultimi 10 anni grazie all’attività delle banche del territorio; il Bilancio Sociale 2019 realizzato alla luce della considerazioni che la persona, dopo 40 anni di neoliberismo, torna, forse, a essere considerata prima del profitto. I prossimi due anni saranno segnati anche da diversi anniversari che meritano adeguate celebrazioni visto quello che i fatti e i personaggi hanno significato e continuano a significare per il Credito popolare. Nel 2020 ricorrono i 120 anni dall’Esposizione Universale di Parigi del 1900 che vide l’assegnazione all’Associazione e alle Banche popolari della medaglia d’oro grazie a Luigi Luzzatti e alla sua brillante intuizione di capire la novità e il respiro internazionale dell’evento decidendo di portare all’attenzione del mondo le Banche popolari italiane quale “laboratorio” di ingegneria sociale. Ancora, nel 2020, si celebra il 180° della nascita di Henry William Wolff (1840-1931) fra i più illustri cooperatori inglesi, amico fraterno di Luzzatti a cui dedicò un volume dal titolo People’s Bank, London 1910. Il 14 giugno 2020 ricorrerà il 190° della nascita del primo presidente di una Banca popolare italiana, Tiziano Zalli (1830-1909) e il 24 dicembre 2020, il 90° della morte di Bonaldo Stringher, cooperatore e fondatore di Banche popolari in Friuli Venezia-Giulia, primo direttore generale e primo Governatore della Banca d’Italia. Infine, il 1° marzo 2021 si celebrerà il 180° della nascita del fondatore della nostra Associazione, Luigi Luzzatti (1841-1927).
L’azione per un rilancio in grande stile del Credito popolare è stata in questi mesi rilevante. Come in tutte le iniziative messo in campo, stiamo facendo la nostra parte impiegando tutte le energie e le risorse disponibili. Ora, per il rilancio della cooperazione bancaria nel nostro Paese, è necessario un contributo anche da parte della politica. Un contributo atteso che sarebbe ben accolto dalle banche, dalla clientela, dai soci e dai territori interessati. La bussola non cambia. È necessario, e non ci stancheremo mai di ribadirlo, che l’attività finanziaria sia al servizio dell’economia reale e non viceversa. Dietro ogni attività c’è una persona e non esiste attività che non abbia origine da questa. In questa logica va accolta la sollecitazione avanzata da Papa Francesco nel documento “Oeconomicae et pecuniariae questiones” a lottare «tutti insieme perché al centro ci siano piuttosto la famiglia e le persone… la responsabilità sociale… il riconoscimento dell’importanza dell’uomo rispetto alla macchina». Per chi opera nel Credito popolare non è una novità ma è un percorso lungo più di un secolo e mezzo. I risultati economici, la diffusione nel mondo e gli strumenti introdotti per superare nello spirito di cooperazione gli ostacoli più difficili, dimostrano che è possibile e necessario.
Giuseppe De Lucia Lumeno
Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari
CREDITO POPOLARE n. 3/2019