L’educazione finanziaria viene considerata ormai uno strumento di sviluppo di conoscenze, capacità, attitudini e competenze che consentono di esercitare il proprio autonomo giudizio e compiere una scelta che nasce sì da una selezione di un nutrito gruppo di informazioni possedute e ricercate, ma è strettamente legata alle competenze maturate e alla capacità di applicare le conoscenze acquisite.
Un tempo l’educazione finanziaria era affidata esclusivamente alla famiglia e iniziava con i nonni che regalavano ai nipotini, al termine della prima elementare, un libretto di risparmio postale con depositata una piccola cifra di denaro spiegando loro il valore del risparmio. Allora tale conoscenza sembrava non dover interessare la sfera pubblica.
Oggi, soprattutto dopo la crisi finanziaria del 2008, il possesso di conoscenze e di esperienza di ciascun attore nella materia del risparmio rappresenta un elemento essenziale per lo sviluppo ordinato ed equilibrato dell’economia.
Non si tratta infatti di tutelare il singolo risparmiatore, ma di affrontare in un’ottica sistemica la questione della cittadinanza economica e la tutela degli interessi generali: tale prospettiva è resa ancora più evidente dallo sviluppo impetuoso che hanno le innovazioni finanziarie sull’onda dei cambiamenti tecnologici in atto.
Occorre ragionare quindi sullo sviluppo di un progetto di educazione alla cittadinanza economica, intendendo per essa un insieme di capacità e competenze che permettano al cittadino di divenire agente consapevole nell’arco della propria vita economica e sociale.
Secondo i dati relativi al 2011 dell’Osservatorio Fondazione Rosselli/ Consorzio PattiChiari, la maggioranza dei soggetti che realizzano attività di educazione economico-finanziaria in Italia è costituita da istituti bancari (68 per cento), seguiti dalle fondazioni bancarie (18 per cento) e dagli enti e associazioni di categoria e consorzi di varia natura. L’analisi della Fondazione Rosselli evidenzia che il 67 per cento dei soggetti (Autorità di vigilanza, Consorzio PattiChiari, istituti bancari, fondazioni bancarie, associazioni di consumatori, enti e associazioni di categoria e consorzi di varia natura, istituzioni, scuola e università) si è cimentato almeno una volta o ha supportato economicamente la realizzazione di un programma di educazione finanziaria nel corso de- gli ultimi anni.
I soggetti cui indirizzare prioritariamente i progetti di educazione finanziaria sono i giovani. Tali affermazioni sono alla base della predisposizione di un disegno di legge da me presentato nel dicembre 2013 e sottoscritto da tantissimi colleghi dal titolo “Norme per l’educazione alla cittadinanza economica”.
Perché i giovani? Per avere futuri adulti in grado di prendere decisioni consapevoli e con le competenze adeguate per operare all’interno del proprio ambiente economico.
A tale fine è infatti necessario che l’educazione alla cittadinanza economica diventi parte integrante dei curricula scolastici, nell’ambito dell’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione», e si sviluppino programmi che non solo interessino alcune fasce di età o alcuni grup- pi di giovani, ma che educhino i ragazzi, a partire dalle scuole prima- rie. Ne discende direi naturalmente che il primo obiettivo di tali progetti è il coinvolgimento delle istituzioni educative e formative, per dare nozioni e informazioni ai futuri consumatori, risparmiatori e investitori circa il funzionamento dell’economia in generale e dei suoi fattori fondamentali.
Non sorprende certo che in tale prospettiva si inserisca una specifica iniziativa delle banche popolari. Perché le banche popolari?
Perché esse hanno nel loro DNA l’attenzione non ai clienti ma ai soci e ai territori, all’ambiente nel quale esse operano, perché l’aggettivo “popolari” integra, rafforza e valorizza al meglio il sostantivo “banche”. Il volume, che si propone meritoriamente di avviare un percorso sul cammino della crescita dell’informazione e dell’educazione ai temi economici, rappresenta uno strumento ricco e completo sugli aspetti concreti dell’operare in un contesto finanziario e creditizio.
Ma ritengo che esso, nel suo essere strumento “tradizionale” di comunicazione, offra anche un momento di riflessione sui metodi di comunicazione con i giovani e il loro modo di guardare il mondo.
Dal mondo classico e dall’etimologia latina mi piace derivare due riflessioni abbinate sulle parole dell’economia. “Moneta” deriva dal verbo latino monēre che vuol dire avvertire (le origini storiche sono divertenti e sono correlate all’episodio delle oche del Campidoglio e della zecca dell’antica Roma edificata in prossimità del tempio di Giunone – Moneta “che avverte”).
Ebbene già nell’etimo la parola contiene un monito: l’uso del denaro deve essere consapevole. Ma anche la parola credito – dal latino credo, ho fiducia – ci indica che la cautela necessaria si attenua con un atteggiamento necessariamente aperto e fiducioso nell’agire altrui e nella tenuta del sistema. Cautela e fiducia quindi da insegnare e promuovere tra i giovani, come un viatico necessario per costruire un sempre più robusto capitale sociale.
Il denaro, nelle varie forme che assumerà nei prossimi anni, rappresenta uno strumento e non certamente un fine: quindi la conoscenza dell’economia significa anche comprendere il valore del denaro come “valore” comportamentale.
Meritoriamente il volume contiene una parte di storia della moneta, con un’enfasi giusta sulle trasformazioni degli ultimi decenni, con riguardo alla creazione dell’Euro e alle sfide tecnologiche.
Anche il comparto del credito, del ruolo delle banche e dei mercati finanziari assume un valore didattico significativo, per dare conto del funzionamento di meccanismi essenziali dell’agire economico, ridan do dignità e credibilità al settore maggiormente implicato nella crisi finanziaria.
L’etica in economia è stato il grande tema della crisi finanziaria: ne “Il cavaliere oscuro. Il ritorno” del regista Christopher Nolan, Batman combatte contro un criminale “puro”, ma anche in un contesto caratterizzato dal diffuso discredito di Wall Street e della classe dirigente collusa con affaristi e politici spregiudicati.
La citazione non serve per invocare l’intervento di un supereroe, ma per rimarcare la consapevolezza della necessità di gettare le basi per una coscienza critica e informata del contesto nuovo e sfidante della globalizzazione e della nuova “Grande Trasformazione” indotta dai cambiamenti tecnologici.
Formulo quindi un convinto plauso per l’iniziativa in commento, nella convinzione che il modello cooperativo e delle banche popolari, con la sua storia e il suo impegno, rappresenta la testimonianza diretta che il fondamento liberale e di mercato dell’economia capitalistica deve nutrirsi di un forte slancio sociale e solidaristico.
Se trasmettiamo ai giovani la consapevolezza di tale complessità daremo loro gli strumenti per essere consumatori, risparmiatori, investitori, imprenditori informati e consapevoli, ma soprattutto per essere e vivere da cittadini di una comunità coesa e vitale, anche dal punto di vista economico!